L’elettrocardiogramma (ECG) è la riproduzione grafica dell’attività elettrica del cuore durante il suo funzionamento, registrata dalla superficie del corpo.
Nel XIX secolo divenne chiaro che il cuore generava elettricità. Il passo avanti venne fatto da Willem Einthoven con il suo galvanometro (costruito già nel 1903), il quale era molto più preciso del galvanometro usato da Waller. Einthoven assegnò le lettere P, Q, R, S e T alle varie onde (poiché in quel periodo ai segmenti di linee curve veniva dato il nome partendo dalla lettera P) e descrisse i tracciati elettrocardiografici di molte malattie cardiovascolari.
Per questa scoperta fu insignito del Premio Nobel per la Medicina nel 1924.
Il principio su cui si basa la misurazione dell’attività elettrica del cuore è prettamente fisiologico: l’insorgere degli impulsi nel miocardio porta alla generazione di differenze di potenziale, che variano nello spazio e nel tempo e che possono essere registrate tramite degli elettrodi.
La registrazione della differenza di potenziale da parte di elettrodi posti sulla superficie corporea avviene grazie alla conducibilità dei liquidi interstiziali del corpo umano. Il tracciato elettrocardiografico rappresenta il metodo più facile, meno dispendioso e più pratico per osservare se l’attività elettrica del cuore è normale oppure se sono presenti patologie di natura meccanica o bioelettrica.
Il normale tracciato ECG presenta un aspetto caratteristico che varia soltanto in presenza di problemi. Il tracciato è caratterizzato da diversi tratti denominati onde, positive e negative, che si ripetono ad ogni ciclo cardiaco